La nobile principessa Donna Eleonora Moncada, al cui casato era infeudato quasi tutto il territorio di Calvaruso, fece erigere sul poggio di S. Giovanni, sito di fronte al piccolo centro, una chiesa con annesso convento da affidare alla custodia dei Francescani Minori Riformati. Inizialmente dedicato alla Vergine Immacolata, l’edificio venne definitivamente consacrato al culto dell’Ecce Homo dopo la realizzazione, nel 1634, della statua lignea raffigurante il Cristo nella sua sofferenza terrena da parte di Giovan Francesco Pitorno, al secolo Frate Umile da Petralia. La leggenda vuole che il volto della scultura sia stato realizzato dagli angeli, non essendo stato capace, Frate Umile, di ultimare la statua nel laboratorio del castello Moncada. L’edificio sacro si ricorda soprattutto per le opere d’arte che esso preserva, a partire dalla succitata seicentesca statua lignea dell’Ecce Homo, scolpita in legno di cipresso, passando per la seicentesca tela raffigurante l’Immacolata insieme a San Francesco, Santa Margherita, Santa Chiara e Sant’Anna.
TRA STORIA E LEGGENDA:
“A Cabbarusu c’è u Signuri”, questa è una delle espressioni comuni che indicano la fede genuina, schietta e popolare che lega la gente del luogo al Santuario di Gesù Ecce Homo. Intorno alla statua aleggia un mistero che rende ancora più mistico il luogo stesso. La statua in legno del Crocefisso fu commissionata dal Principe Don Cesare Moncada a Frate Umile da Petralia, noto sculture e crocifissista del tempo. Il mistero comincia dalla scelta dell’albero di cipresso dal quale il frate avrebbe dovuto trarre la scultura ma nessun albero sembrava adatto fin quando non comparve, improvvisamente, un cipresso dalle foglie luccicanti e quest’apparizione venne interpretata come un miracolo. Frate Umile aveva, inoltre, delle abitudini particolari, infatti, era solito chiudersi nel suo laboratorio, non permettendo a nessuno di entrare, e prima di cominciare a scolpire soleva sottoporsi a pratiche ascetiche. Egli,infatti, chiese al Principe una stanza del castello nella quale dedicarsi al suo lavoro; dopo un po’ di tempo il Principe chiese come procedeva il lavoro e il Frate rispose che entro poco tempo il Cristo sarebbe stato completato e sarebbe stato possibile, così, portarlo in processione alla chiesa del convento. Passarono pochi giorni e il Frate consegnò al Principe le chiavi della stanza pregandolo di non entrare prima della processione. Il Principe fece questa promessa ma la Principessa, spinta dalla curiosità, convinse il marito a entrare e inesprimibile fu la loro meraviglia quando videro che la statua era tutta rifinita tranne che nel volto, nonostante il Frate avesse loro assicurato che era pronta. Giunta l’ora della processione la stanza fu aperta e i Principi, consapevoli dell’aspetto precedente, furono ora estasiati dal suo volto, come se a ultimarla fossero stati gli angeli. Quale sia il limite tra realtà e leggenda non possiamo dimostrarlo, possiamo solo dire che, di chiunque sia l’opera, il Cristo è ritratto in un contegno regale nonostante le sofferenze inflitte dalla flagellazione e il dolore è ancor più spiritualizzato dall’espressione del volto che racchiude il mistero della resurrezione e della vittoria finale sulla morte.
Di particolare importanza è anche il settecentesco chiostro del convento, caratteristica costante degli antichi conventi francescani, dove al centro è situato l’antico pozzo che forniva l’acqua ai frati.
Il chiostro di forma quadrangolare presenta un colonnato di dodici pilastri con archi rinforzati nel corso delle recenti restauri. Sulle lunette delle due pareti laterali si trovano una serie di affreschi del ‘700 che raffigurano i più noti santi Francescani. Fra le due lunette vi è inoltre un medaglione affrescato raffigurante frate Umile da Petralia nell’ atto di scolpire la statua dell’ Ecce Homo. A questo sottostà la seguente iscrizione in alcune parti cancellata dal tempo:
Il ven. servo di Dio frat. Humile da Petralia sup. scultore clarissimo scolpì in Sicilia … immagini del SS. Crocifisso e tutti oprano miracoli, digiunava scolpendo in pane ed acqua, spargendo continua lagrimazione, meditando l’acerbissima passione, fra le quali fu questo del n.ro SS. Ecce Homo, che conforme accettò D. Cesare Moncada, primo principe di questa terra, havendo tenuta la sera nascostamente la statua tutta tinta eccetto la testa, quale solamente era sbozzata, si prese gran fastidio per haversi da fare la processione, la mattina si vide con gran stupore la testa miracolosamente formata, e …. il fatto …. con lagrime di devozione …. Mori …. miracoli.
Di notevole pregio anche il ciborio ligneo, della seconda metà del ‘700.
Nei locali attigui al chiostro, dal 1983, è aperto ai visitatori il “Museo della Devozione” così detto perché, fra l’altro, conserva alcuni ex voto.
All’interno del museo sono custodite numerose opere di notevole importanza artistica e storica, tra cui antiche statuette (oltre 50) di scuola napoletana che rappresentano “La Strage Degli Innocenti”, alcuni testi religiosi che vanno dal ‘600 all’ ‘800, appartenenti all’antica biblioteca del convento, una reliquia di S. Candida, una statua lignea del ‘600 raffigurante S. Margherita d’Antiochia e altre opere ancora. Intorno al santuario, inoltre, ruotano importanti eventi come il pellegrinaggio alla statua dell’ Ecce Homo del lunedì di Pasqua, l’annuale concorso del mini-presepe, il presepe vivente e la Via crucis interparrocchiale.